A noi stessi.
Perché siamo la prima persona a cui stringiamo la mano,
ma l’ultima che conosciamo fino in fondo.

Archivi. Il seguito di Alter Vs Ego

giovedì 31 dicembre 2009

31 12 2009

mi manchi.
sei la voce che ho sempre ascoltato. Sei il consiglio che ho spesso seguito.
Sei forte. Nella mia vita.
Sei una presenza imponente, in un mondo di cattivi.

Quella cattiveria che a volte delude noi buoni.
Quelli che nonostante tutto inseguono i propri sogni più del dovuto.
Quelli che nonostante tutto se ne fregano e preferiscono vivere rischiando, piuttosto che vivere a metà.

Tu hai voluto rischiare in maniera più azzardata del dovuto e la ricompensa della vita bastarda è stata quella di richiamarti lì, nell'oceano delle stelle.

Chissà ora dove sei finito.

In questo giorno in cui "tutto il mondo festeggia il tuo compleanno", dicevi, io mi sento sola e non c'è nessuno che può colmare questo vuoto.

Spari, colpi... oggi si accumuleranno a pioggia e lampi.
Perchè giustamente la tua Pesaro Piange.
Piango io, per te.

Mi manchi.
Da morire.
Se solo potessi vedere la mia stella stasera nel cielo offuscato, le chiederei un ultimo saluto.
Un caffè, di quelli infiniti. I nostri.
Avrei tanto bisogno adesso di un tuo consiglio. Di un'abbraccio, di un gesto.
E invece te ne sei andato dividendo il mio cuore e la mia anima.

Mi impegnerò per non deluderti mai, come ho sempre fatto, ma oggi è tutto così dannatamente difficile.
Oggi.
Per il giorno del tuo 29° compleanno.
O almeno lo sarebbe stato, se quella maledetta notte tu non avessi smesso di respirare.

Soffoco io con te stasera.
Per te, perchè sei stata una delle persone più importanti della mia vita e perchè ci avevo creduto davvero che sarebbe stato per sempre.

Per sempre, maledetto. Me l'avevi promesso.
E tu, non ti sei mai smentito.

E invece mi chiedo perchè hai voluto che fosse così.
Avevamo ancora così tanto da condividere.

Lo scorso anno a quest'ora eravamo io e te in una fredda milano a raccontarci di noi. In un momento che ci siamo ricavati tra gli altri per stare soli. Esigenza che era più una droga, che un bisogno.
Vino rosso e neve.
Io e te.
Amici da sempre, compagni di sogni.


Andandotene sento che hai lasciato la tua eredità morale dentro di me, che oggi provo a portare avanti. Umilmente provo spesso a farti rivivere con me. Perchè la tua anima dentro me non morirà mai ed è al sicuro.
Mi sembra ancora solo tutto un bruttissimo incubo.
Vorrei poter essere una bambina ingenua che aspetta il tuo ritorno dopo un lunghissimo viaggio.

Mentre sono una donna cresciuta. E sono cresciuta con te per mano. Anche grazie a te.
E ora devo fare tutto da sola.

Piange il cielo.
E' disperato.
Come me.

In eterno darai fiato al mio cuore.
Darai luce ai miei sorrisi.
Darai fiducia alle mie speranze.
Perchè ogni passo, ogni traguardo, ogni successo, sarà mio quanto tuo.

Per te. Il mio migliore amico...

Tienimi vicina.
Ciao Gabry :#

lunedì 19 ottobre 2009

LunaViola

Ero partita con il piede giusto.
Fino a quando, non sono ritornata nuovamente ad essere me stessa.

Cicerchiata sempre intrigata. Non fermata. Scatenata.
Lancia la pallina con forza e la fa cadere in un burrone. Per capriccio. E' un vizio.
Peggio della nicotina: il non sapersi controllare. Parlare. Dire. Fare.

Perchè ho sognato e ho pensato che doveva essere oggi.
Perchè ho deciso che mi sono stancata. Così all'imporovviso. Ed ecco.

Cicerchiata entra sul ring e non si controlla, non si destreggia.
Punta l'obiettivo ma non lo raggiunge, allunga la starda e la complica, la peggiora, la distrugge, la chiude.

Bah.
Che strano essere che sono.

Sbaglio sempre lì e ricado.

E' un po' come cadere volando dalle scale di un locale pubblico, nel bel mezzo della gente, di sabato sera. Se avessi avuto i pantaloni, almeno, non ropevo anche le calze.

E invece a queste si aggiunge la mano. Sinstra. La stessa.
Si ripete anche il danno fisico.

Che disastro.

Respira
Respira
Respira

18.
La luna.

Siamo al primo passo nella strada dell'apprendimento.
L'istinto femminile porta a scendere in campo prima ancora di avere imparato. Studiato.
Dopo il passaggio, lei: La luna.
Duplice è la strada. Sono ad un bivio.

Affondo nelle sabbie mobili e indietreggio.
Però ci ho provato.

Sono passiva anche io.
Sono induttiva.
Lo sono stata oggi.
Perchè per non dire il vero mi sono intrecciata in una rete senza fine.

Domani.
Domani non come oggi, nè come ieri, ma non ha attese.


Ritorno sulla solida strada di chi ha fatto e ora si sta studiando.


Spero di avere imparato.

Lei si chiama Luna.

mercoledì 7 ottobre 2009

Il ring da spettatrice.

Ci riprovo.
Ma non ricordo neanche immediatamente la chiave di accesso.

Chiusa, ma non per ferie.
Bloccata.

Fortemente.
Per altri aspetti aperta.
Sbagliando, senza nulla di nuovo.
Storie già sentite. Queste.

Ho la testa tra le nuvole.
Ricordi di giovani notti folli, dove lottare voleva dire acquisire più forza e coraggio.
Mentre ora vuol dire dimezzarle per preservare ciò che resta.

Il tempo mimetizza, ma non cancella.
In un mare mosso, le onde fanno la lotta.
Loro.
Io non voglio neanche più a guradare.
Lascio fare e mi stanco subito di questo farneticare.

E io che di lotte ne ho fatte tante, chiedo, senza fare troppa confusione, che se c'è qualcuno che vuole lottare, che lo faccia.
Io mi limiterò a raccoglierne i frutti.

E che il ring possa essere più felice

per una me
da spettatrice.

venerdì 21 agosto 2009

Secondo o sesto ventuno.

Incredibile a dirsi.
Mi sono chiesta un giorno come sarebbe satato il nostro mezzo anno. Oggi.
Perchè nella mia certezza sapevo che saremmo arrivati fino a qui.

E invece ci arrivo sola due volte.
Senza te e. Sola.
Nel profondo e in eterno.

In altra seda scriverò di Lui.

Osservo il nostro dettaglio.
Ti sento lontano, eppure so che sei ancora troppo vicino.
Il miracolo dell'amore non vincerà.
Non ci sarà un ritorno, ora forse lo so.
Forse sarò io semmai che mi volterò indietro. Di_nuovo. Come oggi.

Mezzo è l'anno.
Due sono i mesi di assenza da te.

Immagini sfocate e tratti distorti, rabbia non svanita, ma modificata.
Hai sbagliato. Certamente.
Ma non ho voglia di trarre conclusioni sul tuo comportamento. Perchè sarebbe come scrivere FINE.

Sarebbe stato bello se oggi avessi potuto Festeggiare, come da "agenda", come immaginato tempo fa, il mio 26 compleanno, il nostro mezzo anno e la fine del tuo Dovere.
E inceve non festeggio proprio un bel niente.

Sarebbe satato bello potersi ancora svegliare la mattina e dire: sono innamorata.
E invece il nodo alla gola che mi soffoca è costante e non cessa. Direi non solo per tua causa.

Metabolizzo una duplice distanza.
Niente a che vedere tra di loro.
Eppure osservo foto e Soliti sorrisi e penso.
Nel dettaglio di quel mondo io non ci ho visto bene.
Mi domando a cosa pensi e se ci pensi ancora.
La distanza non annulla, ma porta chiarimenti e fortifica lì dove deve.

Io non sono lucida e non sono ancora Chiara abbastanza da poter Dire. Da poter Fare.
Ma oggi sì, voglio lanciarmi nell'istinto più profndo e dire che mi manchi e che avevo pensato a questo giorno insieme. Che lo sentivo nostro nel profondo e che ora vorrei che tu mi chiamassi ora o che un messaggio Sottile (come il nostro vecchio mondo), mi sussurrasse proprio queste parole "mi manchi, scusa."

sarebbe perfetto.

Ma le stelle quest'anno non sono cadute e io non ho più speranze.
E se ci sono, le sento a Tratti e Deboli.


Sarebbe perfetto, ma non lo sarà mai.
Non ora.

Forse è il caso.
Che ancora una volta mi suggeirsce che la prefezione la decide solo il tempo e quel "senno di poi".

Però risorgendo, con un leggera forza dal dolore più profondo, riesco ora a ringraziare per un passato, un passaggio, che per quanto drasticamente interrotto, ha avuto il suo bel senso.

Buon 21.
Ci.

domenica 19 luglio 2009

Capitolo. Prossimo e Ultimo.

Leone.

Benvenuto nel laboratorio di aromaterapia, Leone. Useremo essenze immaginarie perché, a volte, la fantasia funziona meglio della realtà. Come primo esercizio, immagina gli aromi dell’eucalipto e dell’aceto per liberare la tua mente dalle interferenze e per fare spazio ai compiti che ti aspettano in futuro. Poi, immagina la fragranza dei popcorn caldi, così potrai accorgerti più facilmente di un aiuto esterno che sta cercando disperatamente di attirare la tua attenzione. Infine, cerca di ricordare l’odore del tuo computer nuovo quando l’hai tirato fuori dalla scatola. Tienilo a mente: susciterà nel tuo subconscio la sensazione che il prossimo capitolo della tua storia stia per cominciare presto.


Sagittario.

Non lasciarmi in sospeso, Sagittario. Che succederà ora? Come puoi aver immaginato che fosse tutto finito? Hai ancora un rebus da risolvere, un dono da contrattare, una stalla cadente su cui esprimere un desiderio (sì, hai letto bene: “stalla”). In questo momento smettere di cercare nuove avventure sarebbe come commettere un crimine contro natura o rinunciare a scrivere l’ultimo capitolo di un best seller. Datti da fare e cerca di concludere questa storia.


Esplicita e Tormentata.

Tormentata. Mai ci fu termine più giusto.

Aspettando 22.

venerdì 10 luglio 2009

Ultimo tratto.

7, 14, 21.

Ultimo tratto.
Di punto in bianco. Punto.
Così.
Inaspettato, gelido e freddo.
Caldo, come un pianto.
Salato, come una ferita.
Rosso, come un battito accelerato.

Vuote sono le notti, piene le parole.
Domandiamoci la solita stronzata: perchè?

E andiamo avanti banalmente, facendo finta che il mondo vive anche senza di noi. Standoci sotto. Nè dentro, nè sopra. Sotto.
A guardalo bene quel sorriso non è mai stato luce.
O forse si, quando quel sorriso era Con me.

Crudo e nudo, davanti ad una passione senza dolore. PICCOLA.
Lei. Cruda.
Perchè?
Alzerei un dito medio imprecando ancora una volta.

Dove sei?

Dov'eri quando eri con me?

Nudo. Il tuo tono.
Insensato.
Vuoto. di significato.

E alla fine hai ceduto.
Alla banalità e alla superficialità di un caldo e di un'abitudine che va avanti così da sempre, ma che adesso cambia strato e ha una forma diversa all'apparenza. Che sicuramente non è neanche quella che volevi e che ti aspettavi.

Ti immagino in trappola, ora.
Mi domando se anche stavolta non c'è sostanza.

Ma come fai a fuggire così da te stesso?
Come fai a mentirti così tanto bene da convincerti che quello che dici è la verità?

Dove sei?

Dove sei quando sei con te?

Se mai con te ci sei mai stato.

Dove sei ora, quando sei con Lei?


L'irrazionalità di una donna tradita, cede dinanzi al dolore sovraumano provocato dal pensiero di te con un'altra.

7,14,21.

Una discesa.
Semplicemente scivolava la nostra storia.
Normale.
Bellissima.
Semplicemente scivolava la nostra fine.
Anormale.
Orrenda.

Dove sei ora?
Dove sono i tuoi pensieri?

Troppo recente per far si che io sia del tutto razionale.
Sono una donna tradita. Brutalmente. Insensatamente. Banalmente.

E te?
E te dov'eri mentre lo facevi?

Fuori piove.
Arriverà settembre.
Sarà come si Deve.

martedì 16 giugno 2009

Coltivate il vostro fiore.

Stadi abnormi di conoscenza, come il sogno ad occhi aperti, mi portano a vedere un simbolo diverso nascosto in ogni filo d'era, sebbene sembrano apparire tutti nello stesso modo.
Eppure d'estate, con i finestrini abbassati, appartenenti ad una vecchia macchina, appartenente ad una vecchia amica, scoprii una nuova corrente:

L'arte di un giardino pubblico, che come un quadro colora la vita.

Arcobaleni di prati dove non tutti i semi prendono vita e alcuni frutti sono amari.
Sembrano posti. a sedere. da cui poter osservare il mondo. le stelle.

E allora mi accomodo alla stessa maniera di come qualcun'altro Lì si accomoda.
Delicatamente mi siedo sul terreno con l'immaginazione, e

Ci
stiamo a guardare.


" Chiudo gli occhi e allungo orizzontalmente le labbra.
Stiro il mento in alto per farmi baciare dal sole.
Seguo i raggi, sento il giallo.
Respiro e mi adagio con il cuore sul terreno.
Perchè l'allegria è la bontà del fiato che ride per ogni piccola gioia.


Sento aumentare i miei battiti,
rosso di sangue pulsante nel cuore, affannoso e piacevole è il respiro.
Occhi chiusi, ancora, ma_per_piacere!
Serio è lo sguardo della bocca, socchiusa.
Secca, perchè mai chiusa, ma bagnata. Inumidita dalla pioggia.
Polmoni che si aprono ad un invadente sensazione di benessere.
Forse perchè c’è la vita che nasce in ogni scena d'amore.
Sempre.
Nello sfondo:
è
la passione
che
semina.


Da non sentirlo più il fiato. Quando agita e destabilizza, travolge.
Muovo la testa a destra e a sinistra, come per ricercare qualcosa.
Apro gli occhi, vedo e mi placo.
E' l'azzurro della grande creatività.
Il fermento della creazione e del creato, che dall'alto scende: per antichità, per saggezza.
Perchè è ispirazione e momento,
perchè è inspiegabile e infinito,
questo cielo.
Il gioco dei rimandi è creatività: è il successo di ogni piccola cosa, che se osservata diversa(mente) diventa grande.
Per noi.
Per
lo_meno.


Senza diventar scemi. Ma se le vedi tutte, forse matto ci diventi per davvero.
Tutte le combinazioni che ci sono in natura.
Osservare, guardare, vedere ogni cosa, perchè viola non è invidia, ma è la follia dell'arcobaleno. Che termina
così.
E chissà perchè.
E chissà in quanti riescono a vederlo!
Follia, come stadio di una creatività
che esce dalle righe,
ma si appoggia su un prato comunque.
Perchè anche un folle ha la sua radice.
Così sono Diverso. Inspiegabile. Appare(nte)mente.


Solo poi posso abbassare realmente il capo e
ringraziare.
Delicato come un rosa tenue, che per contrasto con la forza del creato, è timido e accennato.
Umile.
Sussurro e brillo, al contempo,
perchè prendo consapevolezza di ciò che c'è attorno
e intuisco
fino in fondo
quanto bello è il suolo su cui ci si
adagia.
Quindi.
Sono qui.
Presenza.
Solo
di Passaggio.
Eternità.
Sto correndo
fermo.
Tutto.
è.
Tempo.
Grigio.
Perchè inesorabilmente si invecchia di grigio,
ma sento un grigio di saggezza
che impreziosisce l'andare, da non renderlo più
arido,
ma coltivato.


Tutto. o Niente.
Teorizzato più volte: perchè affascina l'incanto della nullità!
Non intesa come nullafacenza,
ma come la capacità di essere
punto

In piena fase di consapevolezza.
Me ne voglio stare in
bianco.
Con le braccia conserte
uno stretto sorriso orizzontale,
occhi chiusi
da cui poter vedere
la folle
creazione del tutto,
che nasce
dalla passione,
coltivata
nel tempo.
Allegramente il capo chino
e ringrazio.
Perchè l'assenza è essere Così.
Null'altro. "




Scelgo la canzone e abbasso leggermente il volume.
Non vorrei che il testo possa distrarre il mio Solito flusso di coscienza.

Ritorno nel mio suolo.

Gioca a fare il solletico ad un piede nudo, Lui, quel maledetto filo d'erba.
Lì, seduta in quel prato, mi sono sentita un fiore e come un fiore ho visto sette fasi, sette colori, sette arti.
Mi sono accomodata alla stessa maniera di come loro si accomodano.
Delicatamente, mi sono seduta sul terreno con l'immaginazione e
Ci stavo a guardare
nel nostro giardino di fiori:


Bisogna solo coltivarlo il proprio giardino.
Piuttosto che calpestare i fiori degli altri.

Cc.

giovedì 21 maggio 2009

Soffitti sconosciuti.

Un'amica, una confidente... una sconosciuta in passato, che pensa a me quando si ricorda di questo concetto.
Riflette su di me e senza troppa difficoltà associa il Tutto.

Dovresti scriverci un post!
- mi dice - Soffitti sconosciuti. Pensaci:
sarebbe una meraviglia


Incipit colloquiale, questo, per una Cicerchiata nuova, perchè nelle righe non si nasconde più quell'umore che non ha fatto Felici nessuno.

Ora ritorna sporadicamente, Cicerchiata, ma senza nascondarsi dietro incognite.
Metaforizza, certo, ma per paura, scaramanzia... magari gelosia.
Gelosia di tenere nascoscosto un "segreto", un'intimità che non le va di condividere, se non per due.

Due.
Sotto un soffitto. Sotto un quadro. Sotto cerchi colorati. Sotto le stelle. Sotto la luce.
Protetti e al sicuro perchè abbracciati.

Sconosciuto era anche Lui che varcava la soglia con sorrisi e regali.
Sconosciuta era la gamba che ho sfiorato d'istinto, sentendomi inopportuna e troppo confidenziale.
Sconosciuto era lo sguardo su cui mi soffermavo senza motivo.
Sconosciuta era la sensazione che ho provato quando una carezza mi ha sfiorato di nascosto per un solo secondo, quanto basta per farmi arrossire dall'emozione.

Sconosciuta sono io, ora, davanti alla condivisione di un sentimento.
Sconosciuta sono io, ora, davanti al brivido che sento al solo pensiero di una persona cara.

Alzo lo sguardo e vedo un soffitto.
Come una coperta mi avvolge di una familiarità che appare e scompare, perchè ogni volta è diversa, nuova.
Un soffitto che mi protegge e che mi fa sentire al sicuro.
La solidità di un cemento che non si può contestare.
La linearità di un forma geometrica che è Quella, punto.

Sento lo sfiorarsi delle mani,
guardo occhi cangianti e lucidi dalla stanchezza,
annuso l'odore dei miei brividi,
ascolto i battiti dei minuti che passano,
ma che non vorresti che passassero

di orologi sincronizzati,
che segnano l'inizio di un conto alla rovescia, che non vorresti mai iniziare.

Osservo saluti che prevedono altri inizi,
speriamo sempre migliori di quelli passati.

E penso: "Si! E' una meraviglia".

Ora ti guardo e so che sei così come quel soffitto:
Solido, regolare, protettivo e sconosciuto... perchè ogni volta riesci a rendere nuovo quel sorriso che fai entrare nel mio cuore.

Arrossisco e mi scopro:
"Si! Sei una meraviglia"
Ci.

lunedì 30 marzo 2009

Architetture sottili.

Controsenso di persone che nel fare del male, fanno inconsapevolmente anche del bene.
Immortalità di storie che per quanto possono essere passate, non riescono a Passare.
Discrezione di vite parallele che si incrociano con riserbo.

Sono le elaborazioni di un termine, la fine di un'adolescenza che ci ha condotto fin qui.
Fino alla corona dei Nostri sogni.

Perchè eravamo senza sintonia, ma avevamo la chiave dello stesso Semplice Castello: un figlio e una famiglia.


Incredibile ora sussurare quel bene che prima dovevamo urlare per farlo riecheggiare!
Tempo e cricostanze, ora, ci consetono di essere impercettibilmente sottili, da riuscire a farCi sentire solo lì dove occorre,



lì in un quel confine sottile,
detentore del Disegno.


Grandissime erano le Archietetture d'infanzia.
Congetture.
Quelle che crei con i battiti. Con i sogni. Con le parole.
Sono fragili costruzioni e riflessi di speranze.

Solo alcune hanno buone fondamenta.
Ma per caso. Non per scelta.

Sono tratti a matita di ciò che sarai o che Vorresti essere. Diventare.
Sono disegni.
Bozze.

Sono la prima volta che fai i conti con il senso di questo andare.
Con l'amore.

Anello e bianco candido.
Festa e parto.
Simbolicamente inseguiamo l'Evidente.
E per farci sentire abbiamo bisogno di urlare.


Ancora non ci è chiaro il Tutto.
Ancora non ci è chiaro che il profondo sta nell'impercettibilEvidenza del Tutto.
Ergo, nel connubbio tra ciò che appare e ciò che rappresenta Realmente per Noi stessi. Fuggendo però dalla tentazione di cadere nell'Impercettibile_per_NasconderSi.

Perchè Apparire è anche coraggio.

Ora, da Grandi, le Archietetture diventano Sottili.

Sottile è il
Controsenso di persone che nel fare del male, fanno inconsapevolmente anche del bene.

Sottile è l'
Immortalità di storie che per quanto possono essere passate, non riescono a Passare.

Sottile è la
Discrezione di vite parallele che si incrociano con riserbo.








Sottile è
il bianco sogno di Ri-nascere con l'amore.

Sottile.
E' il disegno a tratti di matita che ora assume forma e colore nella Tua vita. In maniera quindi precisa, netta, definitissima e raffinata.

Sottile.
E' la mia mappa.
La mia pianta.
Il tragitto dell'Alter che nel percorso fugge dalle convenzioni, ma trova il suo momento di tradizione nell'incontro con l'Ego, e si ripresenta con una struttura ora diversa e consolidata.

Sottile.
E' il Suo sogno, così tanto sottile da essere stato invisibile a volte. Già caduto, per l'appunto, in quella tentazione del NasconderSi.
Il sogno di uscire dagli schemi dell'Evidente,
ma conservando il Coraggio di Apparire.

...C'è "Chi" Prevede che sia il sogno di
[...] prendere per mano il Suo Angelo,
e con lui scoprire nuovi mondi ...
.. Sottili.

Appunto.



in quel confine tra il cuore e l'abitudine,
dove è solo la Sincerità che dà senso all'Architettura,
ora sento finalmente riecheggiare il Nostro Bene.



"Fai il bravo".
Ci.

domenica 1 marzo 2009

A Suoi ordini.

Come un riflesso,
specchio.

Rifletto.

Ritratto del tuo volere.
Quintessenza

Per dispetto.
Rispetto.
Nei confronti delle tue scelte.
Del tuo attaccarmi filo ai polsi e alle caviglie, per governare le mie movenze.


Bello poter essere guidata a volte.
Ma da uno spirito saggio e giusto.
Che non è il tuo.

Al comando ci si sta solo quando si sà.

Senza pretesa di controllare, solo perchè è più facile.
A rigor di logica.
Logica.

Nessun imprevisto.
Solo uno. Il mio passivo rispettare il tuo grezzo mosaico di imposizioni. Finalmente.
Pedissequamente ho seguito quanto dici.

Bum.

Che peccato che non era ciò che volevi.

Bum.

Non abbiamo in mano più nulla.
Solo ricordi confusi di un buio più mentale che reale.

Bum.

Non sapevi e ancora non sai, che nel tuo farneticare, avevi il lume della ragione.

Bum.

Imprevisto.
Mi eclisso evidentemente, per riapparire timida.

Bum.

Nessun riflesso,
nello specchio.

Rifletto.

Ritratto del tuo volere.
Quintessenza del mio cancellare.

Bianco è il mio passato.
Rimuovendo ogni ombra e liberando il mio osservare.

Bum.

martedì 24 febbraio 2009

E' arrivato il tempo




Così i miei blocchi energetici si alternarono a nuove potenzialità. Accantonando progetti e sogni.
Messi da parte. Insieme alla scrittura.
Il dialogo con me stessa, nel suo flusso continuo ha trovato un rumore prima del silenzio.

Lungo quanto basta, per essere chiarificatore, almeno in parte.
Perché le certezze si creano con il tempo.
Non ora. Non subito.

Ma apro una porta, sulla soglia di quel mondo fatto di colore dentro e di grigio fuori.
Accoglienza. Per mestiere.
Apro, ma resto ancora al confine con me stessa.

Paura di osservare in bianco e nero.
Paura degli errori e di essere sempre_come_sempre.
Paura di ritrovarmi ad un passo e poi voltarmi indietro per l'ennesima volta.




Ma c'è un sole e una sinfonia che mi parlano di stagioni. Foglie. Pause. Spazi.
Che ritornano ad un passato non distante. A cui non trovo ancora aggettivo. Descrizione. Parole.

Silenzio.

Senza clamore.

Un tempo mi fermavo ad osservare

due vite parallele che nessuno aveva il coraggio di unire, non perchè inguisto, non perchè sbagliato, ma per codardagine. Il male di uno sguardo che ancora oggi non vuole vedere queste foglie cadute d'autunno e d'inverno, che accenna un sorriso, ma chiude ancora il cuore.


un tempo


Ho urlato giustizia.
Ho chiesto tregua.
Ho cercato serenità.

Poi, senza precludermi, con una forza infernale, ho seguito il suo assurdo consiglio.
E sono scappata senza dire e fare più nulla.
Pensavo fosse più difficile.
E invece ho rincontrato il mio coraggio.
Perchè non è l'obiettivo che fa il tragitto, ma è la strada che compie il suo miracolo.
Ottieni qualcosa, non quando ce l'hai in tasca, ma quando ti stai mettendo in gioco per averla.





Il tempo è inesorabile.
Le stagioni concludono i loro cicli.
Delibertamanete scegliamo di fermarci ad osservare o avere il coraggio di partecipare.



Io ho ridato tempo e spazio,
a chi dice che di tempo e spazio non ne avevo dato mai.
E' arrivato il tempo di guardarsi dentro
e scoprire che di te io non ne ho fatto a meno mai.
Seguo il sesto senso,
scopro il mio coraggio
e ti chiedo spazio e tempo
perchè io non ne ho avuto proprio mai.


(tks to Malika Ayane)

E' arrivato il tempo




Così i miei blocchi energetici si alternarono a nuove potenzialità. Accantonando progetti e sogni.

Messi da parte. Insieme alla scrittura.
Il dialogo con me stessa, nel suo flusso continuo ha trovato un rumore prima del silenzio.

Lungo quanto basta, per essere chiarificatore, almeno in parte.
Perché le certezze si creano con il tempo.
Non ora. Non subito.

Ma apro una porta, sulla soglia di quel mondo fatto di colore dentro e di grigio fuori.
Accoglienza. Per mestiere.
Apro, ma resto ancora al confine con me stessa.

Paura di osservare in bianco e nero.
Paura degli errori e di essere sempre_come_sempre.
Paura di ritrovarmi ad un passo e poi voltarmi indietro per l'ennesima volta.




Ma c'è un sole e una sinfonia che mi parlano di stagioni. Foglie. Pause. Spazi.
Che ritornano ad un passato non distante. A cui non trovo ancora aggettivo. Descrizione. Parole.

Silenzio.

Senza clamore.

Un tempo mi fermavo ad osservare

due vite parallele che nessuno aveva il coraggio di unire, non perchè inguisto, non perchè sbagliato, ma per codardagine. Il male di uno sguardo che ancora oggi non vuole vedere queste foglie cadute d'autunno e d'inverno, che accenna un sorriso, ma chiude ancora il cuore.


un tempo


Ho urlato giustizia.
Ho chiesto tregua.
Ho cercato serenità.

Poi, senza precludermi, con una forza infernale, ho seguito il suo assurdo consiglio.
E sono scappata senza dire e fare più nulla.
Pensavo fosse più difficile.
E invece ho rincontrato il mio coraggio.
Perchè non è l'obiettivo che fa il tragitto, ma è la strada che compie il suo miracolo.
Ottieni qualcosa, non quando ce l'hai in tasca, ma quando ti stai mettendo in gioco per averla.





Il tempo è inesorabile.
Le stagioni concludono i loro cicli.
Delibertamanete scegliamo di fermarci ad osservare o avere il coraggio di partecipare.



Io ho ridato tempo e spazio,
a chi dice che di tempo e spazio non ne avevo dato mai.
E' arrivato il tempo di guardarsi dentro
e scoprire che di te io non ne ho fatto a meno mai.
Seguo il sesto senso,
scopro il mio coraggio
e ti chiedo spazio e tempo
perchè io non ne ho avuto proprio mai.


(tks to Malika Ayane)

mercoledì 4 febbraio 2009

Vedere il profumo D'aprile

E sono 100. I post che ho scritto finora.

Sono tanti di più i giorni che mi separano da quell'odore.
Che sa di arancio. Sa di freddo. Di nebbia. Di polvere. Di fumo e di sale.

La disperazione di una cosa che non è Chiara.
Il fermarsi al semaforo e renderti conto che pensavi di essere in tram, mentre invece stai solo guidando la tua macchina. Solo. Sola.

Al volante, d'aprile.
Quando si avvicinano la primavera e i colori.
Il nuovo profumo della pelle.
Calze e scarpe nuove.
Colori e magliette a maniche corte, che adesso hai il coraggio di indossare.
Perchè di kg ne hai persi quante le notti.
La sofferenza e la speranza.

Il buio di una stanza piena di polvere e di genete.


Quando aprivi la finestra e c'era qulla luce che tu non potevi apprezzare. Toccare.
Nuovi occhi e occhiali, per osservare un distante parallelo che andava a prescindere da te.
Rabbia nei confronti di un arcano.
Pena davanti ad un dolore.

Parole.
100.
Vane.
Ma non le mie.

Come in un gioco a freccette, ho fatto centro, ma ho sbagliato bersaglio.
"Perchè in ogni cosa che faccio io ci metto l'anima."
Come la canzone. Come quanto detto.
Io.
Coerente o non.
Razionale o meno.
Debole o forte.
Resto qui.
Davanti ad un ramo spezzato. Marcio. Bagnato. Distrutto.
Lo vedo. Lo so. E ammetto. Provando a sorridere e a superare.

Perchè osservo la menzogna e il poco coraggio.
Di chi finge che quel ramo è ancora un appiglio e non ne fa uso.

Osservo la codardagine e il poco senso dell'umorismo.
Di chi non ammette che siamo alla frutta e sacrica false colpe, non beccando neanche quelle giuste. Aggiungendo una cornice di un dolore che non ha fine. Struggente. Povero!

Osservo l'inettitudine e la comodità.
Di chi davanti ai miei occhi non sa nascondersi. E allora, per evitare di guardare il vero, li chiude. Ed è felice così.


Felice.
Si è felici quando si ottiene il risultato sperato, dopo una decisione arbitraria e che nessuno ha chiesto. Eppure si è presa.
Io ammetto di non essere felice.
Io.

Niente torna.
O forse tutto.

martedì 27 gennaio 2009

Darsi un tono.

nato dal marcio e da un insensato squilibrio di fondo della natura. Dell'Essere.

:

determinatamente sarcastica.

domenica 11 gennaio 2009

Attimi prima di dormire_la_domenica.

Ora che ci penso, sono quasi 48 ore.
Ora che ci penso, sono due notti.
E' ora che pensi.,?:



Una lavagna muta e di poco valore.
Voglia di aria e di viaggio.
Voglia di caldo e di vero.
Voglia di scrivere e di non adare a dormire.
Voglia di non_domani.
Voglia del mio domani.
Voglia di chiudere il lucchetto.
Voglia di burrocacao.

Stop.

mercoledì 7 gennaio 2009

364

Identico è l'inizio.
Solita fine.
[..] Istinto e cuore dicono: si.
Razionalità e paura dicono: no.

Vince l'istinto, ma ora ho paura. Un classico. [..]

Un classico che si ripete, che suona stonato.
Vedo elastici colorati.
Tira e molla.
Molla e tira.
Continuare senza ammettere di farlo.
"Spiragli di luce" da cui vedo cose che non mi sono Chiara.
Non sono me.

Dopo il bilancio, sempre il bilico.
Scelte non fatte e fatte.


Tic tac. Tic tac. Tic tac.
Batte.

Un cuore che non ha fiato, non respira più da un pezzetto.
Quel pezzetto lungo non si sa più quanto.
Accelerare per non sentire la stanchezza, per non farsi prendere dalla durata.
Ma quando alle spalle c'è quel numero allora












allora sono 31.449.600 secodi. Incredibile.
Ognuno di loro, infondo, passa in fretta.

364. 365.
Volte.
Quante volte augurato.


Quel buongiorno che non aveva scadenza.

Tic tac. Tic tac. Tic tac.
Batteva.

Ora mi accorgo, però, che non aveva scadenza.
Correva il tempo, correva il momento. Passava.
E quando lo guardavi sembrava strano.
Brutto a volte, bello per un po' di volte.
E poi a catena si rivelava buffo, cancellato, vivo, straziante, significante, importante, strano, vero

Quante fasi.

364.



e 95 sono i post, con questo 96.

Ricordo di rosso primitivo, odore di fumo e di imbarazzo.
Inesperienza e voglia di scoprirsi. Scoprirsi.
Ed ecco l'estate dopo il freddo, freddissimo inverno.
Il nulla nell'autunno grigio e sempre privo di senso.
Ritorna il freddo gelido ora


e quel rosso che spesso macchia.
Non saremo ancora qui?
No. Non può proprio essere.
Non può essere.


[..] Lo sapevo. Ma ammetto che mi sarebbe piaciuto. [...]

Un tempo scrivevo: [..] lascerò che mi sorprenda [..] una frase che ricopio sbagliata per la fretta:

lascierò che mi sospenda.












Sospendo.
Tic tac. Tic tac. Tic tac.
364 volte.

Ne manca uno.
Metto in pausa.





(Questa è decisemente una lavagna)