A noi stessi.
Perché siamo la prima persona a cui stringiamo la mano,
ma l’ultima che conosciamo fino in fondo.

Archivi. Il seguito di Alter Vs Ego

lunedì 19 ottobre 2009

LunaViola

Ero partita con il piede giusto.
Fino a quando, non sono ritornata nuovamente ad essere me stessa.

Cicerchiata sempre intrigata. Non fermata. Scatenata.
Lancia la pallina con forza e la fa cadere in un burrone. Per capriccio. E' un vizio.
Peggio della nicotina: il non sapersi controllare. Parlare. Dire. Fare.

Perchè ho sognato e ho pensato che doveva essere oggi.
Perchè ho deciso che mi sono stancata. Così all'imporovviso. Ed ecco.

Cicerchiata entra sul ring e non si controlla, non si destreggia.
Punta l'obiettivo ma non lo raggiunge, allunga la starda e la complica, la peggiora, la distrugge, la chiude.

Bah.
Che strano essere che sono.

Sbaglio sempre lì e ricado.

E' un po' come cadere volando dalle scale di un locale pubblico, nel bel mezzo della gente, di sabato sera. Se avessi avuto i pantaloni, almeno, non ropevo anche le calze.

E invece a queste si aggiunge la mano. Sinstra. La stessa.
Si ripete anche il danno fisico.

Che disastro.

Respira
Respira
Respira

18.
La luna.

Siamo al primo passo nella strada dell'apprendimento.
L'istinto femminile porta a scendere in campo prima ancora di avere imparato. Studiato.
Dopo il passaggio, lei: La luna.
Duplice è la strada. Sono ad un bivio.

Affondo nelle sabbie mobili e indietreggio.
Però ci ho provato.

Sono passiva anche io.
Sono induttiva.
Lo sono stata oggi.
Perchè per non dire il vero mi sono intrecciata in una rete senza fine.

Domani.
Domani non come oggi, nè come ieri, ma non ha attese.


Ritorno sulla solida strada di chi ha fatto e ora si sta studiando.


Spero di avere imparato.

Lei si chiama Luna.

mercoledì 7 ottobre 2009

Il ring da spettatrice.

Ci riprovo.
Ma non ricordo neanche immediatamente la chiave di accesso.

Chiusa, ma non per ferie.
Bloccata.

Fortemente.
Per altri aspetti aperta.
Sbagliando, senza nulla di nuovo.
Storie già sentite. Queste.

Ho la testa tra le nuvole.
Ricordi di giovani notti folli, dove lottare voleva dire acquisire più forza e coraggio.
Mentre ora vuol dire dimezzarle per preservare ciò che resta.

Il tempo mimetizza, ma non cancella.
In un mare mosso, le onde fanno la lotta.
Loro.
Io non voglio neanche più a guradare.
Lascio fare e mi stanco subito di questo farneticare.

E io che di lotte ne ho fatte tante, chiedo, senza fare troppa confusione, che se c'è qualcuno che vuole lottare, che lo faccia.
Io mi limiterò a raccoglierne i frutti.

E che il ring possa essere più felice

per una me
da spettatrice.