A noi stessi.
Perché siamo la prima persona a cui stringiamo la mano,
ma l’ultima che conosciamo fino in fondo.

Archivi. Il seguito di Alter Vs Ego

martedì 24 febbraio 2009

E' arrivato il tempo




Così i miei blocchi energetici si alternarono a nuove potenzialità. Accantonando progetti e sogni.
Messi da parte. Insieme alla scrittura.
Il dialogo con me stessa, nel suo flusso continuo ha trovato un rumore prima del silenzio.

Lungo quanto basta, per essere chiarificatore, almeno in parte.
Perché le certezze si creano con il tempo.
Non ora. Non subito.

Ma apro una porta, sulla soglia di quel mondo fatto di colore dentro e di grigio fuori.
Accoglienza. Per mestiere.
Apro, ma resto ancora al confine con me stessa.

Paura di osservare in bianco e nero.
Paura degli errori e di essere sempre_come_sempre.
Paura di ritrovarmi ad un passo e poi voltarmi indietro per l'ennesima volta.




Ma c'è un sole e una sinfonia che mi parlano di stagioni. Foglie. Pause. Spazi.
Che ritornano ad un passato non distante. A cui non trovo ancora aggettivo. Descrizione. Parole.

Silenzio.

Senza clamore.

Un tempo mi fermavo ad osservare

due vite parallele che nessuno aveva il coraggio di unire, non perchè inguisto, non perchè sbagliato, ma per codardagine. Il male di uno sguardo che ancora oggi non vuole vedere queste foglie cadute d'autunno e d'inverno, che accenna un sorriso, ma chiude ancora il cuore.


un tempo


Ho urlato giustizia.
Ho chiesto tregua.
Ho cercato serenità.

Poi, senza precludermi, con una forza infernale, ho seguito il suo assurdo consiglio.
E sono scappata senza dire e fare più nulla.
Pensavo fosse più difficile.
E invece ho rincontrato il mio coraggio.
Perchè non è l'obiettivo che fa il tragitto, ma è la strada che compie il suo miracolo.
Ottieni qualcosa, non quando ce l'hai in tasca, ma quando ti stai mettendo in gioco per averla.





Il tempo è inesorabile.
Le stagioni concludono i loro cicli.
Delibertamanete scegliamo di fermarci ad osservare o avere il coraggio di partecipare.



Io ho ridato tempo e spazio,
a chi dice che di tempo e spazio non ne avevo dato mai.
E' arrivato il tempo di guardarsi dentro
e scoprire che di te io non ne ho fatto a meno mai.
Seguo il sesto senso,
scopro il mio coraggio
e ti chiedo spazio e tempo
perchè io non ne ho avuto proprio mai.


(tks to Malika Ayane)

E' arrivato il tempo




Così i miei blocchi energetici si alternarono a nuove potenzialità. Accantonando progetti e sogni.

Messi da parte. Insieme alla scrittura.
Il dialogo con me stessa, nel suo flusso continuo ha trovato un rumore prima del silenzio.

Lungo quanto basta, per essere chiarificatore, almeno in parte.
Perché le certezze si creano con il tempo.
Non ora. Non subito.

Ma apro una porta, sulla soglia di quel mondo fatto di colore dentro e di grigio fuori.
Accoglienza. Per mestiere.
Apro, ma resto ancora al confine con me stessa.

Paura di osservare in bianco e nero.
Paura degli errori e di essere sempre_come_sempre.
Paura di ritrovarmi ad un passo e poi voltarmi indietro per l'ennesima volta.




Ma c'è un sole e una sinfonia che mi parlano di stagioni. Foglie. Pause. Spazi.
Che ritornano ad un passato non distante. A cui non trovo ancora aggettivo. Descrizione. Parole.

Silenzio.

Senza clamore.

Un tempo mi fermavo ad osservare

due vite parallele che nessuno aveva il coraggio di unire, non perchè inguisto, non perchè sbagliato, ma per codardagine. Il male di uno sguardo che ancora oggi non vuole vedere queste foglie cadute d'autunno e d'inverno, che accenna un sorriso, ma chiude ancora il cuore.


un tempo


Ho urlato giustizia.
Ho chiesto tregua.
Ho cercato serenità.

Poi, senza precludermi, con una forza infernale, ho seguito il suo assurdo consiglio.
E sono scappata senza dire e fare più nulla.
Pensavo fosse più difficile.
E invece ho rincontrato il mio coraggio.
Perchè non è l'obiettivo che fa il tragitto, ma è la strada che compie il suo miracolo.
Ottieni qualcosa, non quando ce l'hai in tasca, ma quando ti stai mettendo in gioco per averla.





Il tempo è inesorabile.
Le stagioni concludono i loro cicli.
Delibertamanete scegliamo di fermarci ad osservare o avere il coraggio di partecipare.



Io ho ridato tempo e spazio,
a chi dice che di tempo e spazio non ne avevo dato mai.
E' arrivato il tempo di guardarsi dentro
e scoprire che di te io non ne ho fatto a meno mai.
Seguo il sesto senso,
scopro il mio coraggio
e ti chiedo spazio e tempo
perchè io non ne ho avuto proprio mai.


(tks to Malika Ayane)

mercoledì 4 febbraio 2009

Vedere il profumo D'aprile

E sono 100. I post che ho scritto finora.

Sono tanti di più i giorni che mi separano da quell'odore.
Che sa di arancio. Sa di freddo. Di nebbia. Di polvere. Di fumo e di sale.

La disperazione di una cosa che non è Chiara.
Il fermarsi al semaforo e renderti conto che pensavi di essere in tram, mentre invece stai solo guidando la tua macchina. Solo. Sola.

Al volante, d'aprile.
Quando si avvicinano la primavera e i colori.
Il nuovo profumo della pelle.
Calze e scarpe nuove.
Colori e magliette a maniche corte, che adesso hai il coraggio di indossare.
Perchè di kg ne hai persi quante le notti.
La sofferenza e la speranza.

Il buio di una stanza piena di polvere e di genete.


Quando aprivi la finestra e c'era qulla luce che tu non potevi apprezzare. Toccare.
Nuovi occhi e occhiali, per osservare un distante parallelo che andava a prescindere da te.
Rabbia nei confronti di un arcano.
Pena davanti ad un dolore.

Parole.
100.
Vane.
Ma non le mie.

Come in un gioco a freccette, ho fatto centro, ma ho sbagliato bersaglio.
"Perchè in ogni cosa che faccio io ci metto l'anima."
Come la canzone. Come quanto detto.
Io.
Coerente o non.
Razionale o meno.
Debole o forte.
Resto qui.
Davanti ad un ramo spezzato. Marcio. Bagnato. Distrutto.
Lo vedo. Lo so. E ammetto. Provando a sorridere e a superare.

Perchè osservo la menzogna e il poco coraggio.
Di chi finge che quel ramo è ancora un appiglio e non ne fa uso.

Osservo la codardagine e il poco senso dell'umorismo.
Di chi non ammette che siamo alla frutta e sacrica false colpe, non beccando neanche quelle giuste. Aggiungendo una cornice di un dolore che non ha fine. Struggente. Povero!

Osservo l'inettitudine e la comodità.
Di chi davanti ai miei occhi non sa nascondersi. E allora, per evitare di guardare il vero, li chiude. Ed è felice così.


Felice.
Si è felici quando si ottiene il risultato sperato, dopo una decisione arbitraria e che nessuno ha chiesto. Eppure si è presa.
Io ammetto di non essere felice.
Io.

Niente torna.
O forse tutto.