A noi stessi.
Perché siamo la prima persona a cui stringiamo la mano,
ma l’ultima che conosciamo fino in fondo.

Archivi. Il seguito di Alter Vs Ego

mercoledì 29 ottobre 2008

Lego.

Un fiume in piena di confusione.
Come sempre, d'altronde. Ma non più come prima.
Quel caos di cui mi circondavo non era costruttivo, nè positivo.
La sensazione di ora, si può paragonare di più a "vivacità".

Ogni passo è un lego.
Ogni lego si congiunge perfettamente al successivo.
Sto costruendo su uno schizzo.
Perchè non sono un ingegnere e non voglio esserlo.

Unisco i numeri su di un foglio, a caso, perchè è l'unico modo per scoprirne tutte le possibili combinazioni.

Senza meta.
Senza forma.
Senza nulla.

Chiudo le porte e non ne apro Un'altra. Ma altre cento_quindi_nessuna.
E' la dura legge, come sempre, degli opposti.
Che magari, magari, un giorno o l'altro si attrarranno.

Per ora Li osservo e confermo la mia idea: "io con me stessa, non ci vivrei mai".
Nel senso che se dovessi pensare di sdoppiarmi, bhè


allora, quell'altra la manderei lontana da qui... visto che Ci siamo.
Per scoprire, soprattutto.
Cose, mondi, persone.

Per avere tempo.

Per dormire.
Ma non per sognare.


No.
"E' da perdenti."
Mi dicono.


Ma Le darei quella Lavagna.
Perchè serve.
La scrittura. Parlare, capire. Stare.
Nel mondo, per poi poterci vivere sopra.

Lego.
"Lego".
Pezzi sparsi.
Non lontani nè vicini.
Ma che raccolgo strada facendo.
Li metto in tasca e dico:

"magari domani mi servirà".

In quest' "oggi", mi circondo di sensazioni nuove e sconosciute.
Mi prendo il tempo per assaporarle.
Immaginando di essere clonata. Sdoppiata.
Di notte.
Quando il mio cervello non muore, ma costruisce ciò che domani vorrò sentire.


L'equilibrio dei miei piedi è solido.
La percezione dello spazio intorno è decisa.
Perchè è la conoscenza dei tuoi confini che ti rende libera.

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