A noi stessi.
Perché siamo la prima persona a cui stringiamo la mano,
ma l’ultima che conosciamo fino in fondo.

Archivi. Il seguito di Alter Vs Ego

lunedì 10 novembre 2008

Dante.

Nel bel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura [...].


C'erano animali di ogni razza.

C'erano le giraffe. Dal lungo collo per guardare lontano. Quelle che allenano la vista verso orizzonti oscuri e diversi. Talvolta nuovi, talvolta noti. Allenano la vista, appunto. Ma poi stanno solo a guardare.

Ci sono gli scoiattoli, che in un misto tra tenerezza e repulsione, si attaccano sui lunghi tronchi di alberi ramificati e forti. Grandi. Più grandi di loro. Che si arrampicano. Aggrappano. Punto.
Sono belve metropolitane, grigie. Dipendenti.

Ci sono i serpenti velenosi. Pericolosi. Lunghi e ingombranti. Se li ignori, però, non ti danno poi così fastidio. Infondo, non sono degni di considerazione.

Le farfalle. Leggere e volanti: deboli.
Le formiche. Piccole e precarie. Costruttrici instancabili. Ingenue ma simpatiche. Però schiave di un qualche sovrano. La convenzione e il meccanicismo.

Ci sono i topi. Sporchi e rozzi. Fastidiosi e nascosti. Sono tanti e sono ovunque.

E poi i gatti. Morbidi e affettuosi, ma solo quando vogliono. Profondamente egoisti. Ruffiani e poligami.

Ho trovato anche dei cani, fedeli e leali. Fermi nelle loro decisioni. Magari aggressivi a volte. Ma sono gli unici che nella vita si legano ad un unico padrone.

Ci sono le tartarughe. Amanti del tempo e di quella loro corazza. Un meccanismo di difesa contro i colpi grossi e la voglia di portarsi dietro sempre la loro casa.
Famiglia e solitudine. In quella corazza c'è posto solo un corpo. Mi domando perchè non per due.


Per Dante, l'inferno, era un trionfo di anime in pena.
Io lo vedo come un teatrino di animali difettati. Con un'apparenza ingannevole all'interno di una giungla senza recinti eppure chiusa.
Accozzaglia di razze differenti, costrette a stare insieme e a rincorrersi l'un l'altra con scopi e per scopi diversi. Incoinciliabili.
Solitari o in branco. Ogni animale di questo inferno non ha ancora capito cosa farsene dell'eden oltre la collina. Perchè non lo vedono, non lo vogliono vedere oppure semplicemente restano ad osservarlo da lontano.
C'è chi muore prima di averlo visto; chi aspetta che gli venga portato su un piatto d'argento e chi miserevolmente sta bene dove sta. Senza domande, nè immaginazione.
Forse è la maggior parte di loro.


Con un salto azzardato tra storia e mitologia, se rinascessi Noe, farei una maggiore selezione.

Perchè c'è un panorama per pochi, oltre l'oscura selva. E' un premio terreno e possibile. Che alcuni degli animali pensano di aver vissuto durante la loro esistenza, mentre in realtà, l'hanno solo emulato. In quello specchio che riflette le cose con una superficie identica, ma senza sostanza.
Un Eden.
Dove finalmente è solo [...] l'amor che move il sole e le altre stelle.

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