A noi stessi.
Perché siamo la prima persona a cui stringiamo la mano,
ma l’ultima che conosciamo fino in fondo.

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martedì 15 luglio 2008

Tranx.

Tranquillità.

Tranquillità.


Magone grosso come l'everest.
Una lacrima che non scende.
Che non scende più.

Questo è l'angolo delle paranoie. 
Ma ci sono dei momento felici.

Momenti.
Felici.

Quando senti che ci sono mille e più cose da dire, come si fa a spezzare la catena con quel lucchetto di cui non trovi più le chiavi?
Avevo provato a tagliarla, una volta, quella catena.
La catena di una bici rubata e mai utilizzata. 
Poi il mio coinquilino ha trovato una soluzione migliore: l'ha fatta uscire sana, smontando il filo del freno. 
L'ha eliminata, senza spezzarla. E l'ha buttata.  

Forse c'è una strada più corta.
Forse se non fosse una catena e sarebbe un baule, allora potrei pensare di abbandonarlo e sotterrarlo. 

Mi hanno dato una catena con la combinazione adesso. Senza chiave, senza lucchetto.
Per la mia nuova bici.
Tre numeri. Di facile memoria. Molto semplice.
Ma io penso al mio lucchetto.....
Io penso a quella catena....

E anche se la immagino come un baule, non mi cambia un cazzo.

Cosa fai stasera?
Ti va se stiamo insieme?


Forse potrei aprirla da lì.

Tranx.


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