A noi stessi.
Perché siamo la prima persona a cui stringiamo la mano,
ma l’ultima che conosciamo fino in fondo.

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mercoledì 5 marzo 2008

Servizio a domicilio: la Coop di ©icerchiata.

I grandi supermercati sono stati definiti, dalle recenti teorie sociologiche, come dei non-luoghi.
Augè parla di un attraversamento di persone accelerato, che non consente di creare una relazione tra le persone e il luogo stesso.

Per me, il supermercato è un non-luogo, nel senso che non esiste. Punto.

Immensi scaffali e troppa scelta. Un’etichetta diversa per oggetti identici. Il mio acquisto si concentra sui colori, che poi sono anche quelli più costosi.
Dannata propensione alla riflessione.
Maledetto spirito commerciale che mi porta ad immaginare, sempre, la strategia pubblicitaria che c’è dietro ad ogni cosa.
Mi perdo.
E la boutique gucci_solo_prodotti_fashion sotto casa mia, non è adeguata al mio portafoglio: non posso permettermi altre rate, oltre a quelle della macchina.

Per cui, non mi rimane alternativa:

Rifletto guardando i prodotti:
- Ma se mettessimo le persone sugli scaffali, l’effetto sarebbe lo stesso?
- Ma le tecniche di omologazione di noi stessi vengono prima di quelle dei prodotti?
- Ma chi viene prima l’uomo o la gallina?
No, le uova mi scadono sempre in frigo. Prendo una gallina?
Un momento:
- Qual era l’animale infetto sto giro?
Mucca psicopatica, gallina con due gambe o pollo senza petto?

Dopo anni di esperienza ho imparato.
Vado sul sicuro: Findus. Surgelato.
Così quello che c’è dentro non lo saprò mai.

Faccio la mia pausa pranzo fuori casa, per lavoro. Quindi ho bisogno di comprare cibi che non devono essere cucinati: prosciutto crudo, mozzarella, pomodori, bresaola.
Pratici e comodi: apri, svuoti, mangi.
Si. Solo per il pranzo. Mi ripeto.
Ma poi, caso vuole, che esagero sempre con le quantità e mi ritrovo a mangiarli anche la sera.
E vabbè - «è un peccato buttarli via» - direbbe mia nonna.

Dopo sei anni in giro con il carrello nei supermercati, ho provato di tutto: lista della spesa, spesa in compagnia, spesa per gli amici. Spesa giornaliera, spesa mensile, spesa settimanale. Prendo il carrello grande, prendo il carrello piccolo, dimentico il carrello.
Cibi biologici, cibi salutari, cibi veloci.
Nulla.
Il risultato non cambia mai.
Scegliere cosa comprare è per me davvero inutile e tempo sprecato.
Dovrebbe esserci un servizio a domicilio:
- 120 gr di prosciutto;
- una fettina di carne;
- un kg di pasta.
Punto.
Cos’è che manca?
Ah.
- Del pane.

E invece no.
Cibi inventati. Marche di qualità. Prendi tre paghi due. Compra questo prodotto e ti regaliamo una casa. Ma sapete quanta gente c’è in un supermercato il sabato mattina?

Che malumore.


Ok. Ho imparato.

Mi munisco di I-pod e tuta.
Regalo note e sportività ai miei pensieri.
Obiettivo: automatismo nella scelta e ottimizzazione del tempo.
Entro alle 11:00 e alle 11:15 sono già in fila.
Dopo le prime corsie, infatti, metto il carrello vicino alle casse e lo riempio facendo avanti e indietro. Scivolo sulle mie scarpe da ginnastica, investendo i bambini rincoglioniti e le fighette pignole.

Alla cassa, se ho dimenticato qualcosa, vorrà dire che ne farò a meno.


Almeno per un bel pezzo.

AlterEgo©icerchiata

2 commenti:

pitesnet ha detto...

applicherò con piacere la teoria del surgelato nella mia prossima vita milanese.. :D

Anonimo ha detto...

Se ti può consolare, anche per me la spesa è sempre stata un problema.

Ma,ad esser sincera, il problema più grosso è il CONTO!!

Nel mio carrello ci sono sempre pochissime cose(oltretutto cazzate) ma, puntualmente, spendo un botto e non capisco perchè...


...HOPS... (riflessione)...mi sta venendo un dubbio... forse dovrei dare un'occhiatina ai prezzi prima di mettere le cose nel carrello?

Ora ci penserò un pò, poi ti farò sapere!!

Menny mani bucate!!