A noi stessi.
Perché siamo la prima persona a cui stringiamo la mano,
ma l’ultima che conosciamo fino in fondo.

Archivi. Il seguito di Alter Vs Ego

mercoledì 12 marzo 2008

Fuso orario

Mi domando come sia possibile che, a volte, l’Amore non basti.
Secondo una teoria scientifica, (di cui ho già parlato) la comunicazione è un’azione improbabile: di quello che l’ego invia all’alter, arriva solo il 2%. Mai nessuno mi ha dimostrato il contrario.

Mi soffermo a riflettere sulle parole di due amanti incalliti, che non trovano un codice comune, che non riescono a dialogare e si allontanano.
Mi chiedo, in qualunque momento della giornata, il motivo per il quale parole diverse possano avere lo stesso significato, eppure sembrano apparentemente contrastanti.
La paura, forse è ancora lei ad alzare barriere insormontabili. Mista ad un orgoglio che irrompe sulla scena e conduce a rimanere lì, sempre_fermi_nelle_proprie decisioni.

Si parla di ologrammi, di proiezioni mentali, che diventano convinzioni sbagliate. Perché l’amore e la voglia di amare, ancora di più, offuscano le parole e la loro interpretazione. Dannata, maledetta interpretazione. Che tu sia dannata ancora una volta
Perché non c’è interpretazione dietro ad un «tu sei tutto quello che voglio» e il dialogo dovrebbe chiudersi lì, dal principio, dal principio per cui nasce.
Tu sei tutto ciò che voglio. Cosa altro c’è da aggiungere?
C’è da aggiungere un perché infinito, che conduce inevitabilmente a scoprire che l’immagine e la proiezione mentale dell’altro è sicuramente sbagliata: come possiamo pretendere che ciò che vediamo noi sia la ragione assoluta? E che soprattutto l’immagine che noi abbiamo dell’altro combaci con quella che l’altro ha di se stesso?
Si chiama fiducia cieca, stupidamente detta rischio.

Non c’è rischio, non c’è complessità, non ci sono ostacoli, ma si vengono a creare nel preciso istante in cui tenti di spiegare cose inspiegabili. Perchè quando la ragione fa il suo porco passo e si interpone tra due cuori, purtroppo vince sempre.

Il danno è che vince sulla vita, ma mai non nel tuo cuore.

E la decisione finale, entra sempre in contrasto con quello che si desidera realmente.
Soffrire è l’unica conseguenza possibile.

Perché parlare ancora? Perché chiedere? Cosa chiedere?
Quando lo stare insieme sarebbe la soluzione a tutti i mali, dovremmo imparare semplicemente a tenere la bocca chiusa e il cervello spento. E invece no.
Non succede. Mai. Mai. Mai.
Il dialogo può essere la cura e il male, allo stesso tempo, nei rapporti. Le abitudini, i limiti, i cambiamenti difficili e la poca pazienza lo sono ancora di più.

Ognuno di noi, però, dovrebbe fare lo sforzo di osservare prima di tutto il proprio terreno, se si vuole parlare di quello dell’altro. Perché ci sono terreni poco fertili, fragili e deserti, e potrebbero essere anche i nostri.
Eppure ci piace pensare che non sia così. Sembra essere la cosa più semplice e sicura da fare: rimanere nel nostro confine e pretendere che sia l'altro a sconfinare nel nostro. Chi fa il primo passo?
Questi due amanti l'hanno chiamana mancanza di tempismo.

Cristo Santo.

L’Amore_da_solo, forse, basterebbe.



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