A noi stessi.
Perché siamo la prima persona a cui stringiamo la mano,
ma l’ultima che conosciamo fino in fondo.

Archivi. Il seguito di Alter Vs Ego

domenica 8 giugno 2008

Provare

Con gli occhi a terra, saltello sulle scale.

Voltandomi ti vedo fermo.

Mi affaccio alla finestra, ma il panorama è diverso.

Voltandomi, tu non lo stai vedendo.

Il tuo arrossire. Il mio parlare.

Quanto vuoto in questa stanza.



Stiamo dove allora,

ma solo adesso vedo quanto riempivamo.

Gioia ed agitazione: mischiavamo i confini.

Strette le tue mani. Forte il mio sorriso.

Sguardi persi in un bianca gioia.

Luce a dare forza ad ali pulite

Era come rubare la ragione e ucciderla con l’immaginazione.


Vendi ora le chiavi di quel mondo.

Quello in cui tu non vuoi più entrare.

Le comprerò io per te.


Distrazione di un secondo,

i ricordi sono di una rapida vita.

Immobile e agitato, tu hai freddo in questo buio.

Evitando di guardare, non capisco perché hai paura.

Se è vero quello che dici,

allora sorridi ora.

Ma il tuo rosso d’imbarazzo.

Svuota questa stanza.


Acceco di luce odiosa.

Assordo come una cantante stonata.

Sono goffa come un fallito clown.

Questo e il loro esatto contrario.

Voglio essere il tuo limite, ma la mia perfezione.


Non sono io ad aver ragione.

Prova a smettere di darmela.

Pretendi la tua gioia.

Non sono io a farti felice.

Mi placo in queste parole.

Perché un senso io l’ho trovato,

tu me l’hai dato e poi l’hai dimenticato.

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