A noi stessi.
Perché siamo la prima persona a cui stringiamo la mano,
ma l’ultima che conosciamo fino in fondo.

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giovedì 11 marzo 2010

il cappellaio matto

E un bel giorno Alice si ritrovò a testa in giù.
In un mondo sognato, ma temuto. Allontanato. Per dar voce alla giustizia del buon costume.

Ma Alice ci ricade ancora.
Da grande.
Quando ha perso la moltezza.

Quando il Cappellaio Può essere Grande. Come lei.
Che non è più una bambina.

Ritorna nel suo confine tra il desiderio e la realizzazione dello stesso.

Ritorna e salva le sue speranze. Anche quelle più difficili da affrontare.
Salva il suo spirito, la sua leggerezza, la sua follia.
Ma lascia lì qualcosa....



"mi mancherai. Tornerò prima di quanto credi."
"Vado perché Devo. Non Posso."


Mi sembra di averle già sentite altrove queste parole.

Triste realtà.
La Giustizia ritorna.
E chiude la piccola porta del mondo Magico.


Quel mondo parallelo esiste davvero,
ma
non
si
può
vivere
lì.

Nei sogni.


Tornerà, in altre forme, con un altro volto, nel mondo
r e a l e.

La risposta vive nella domanda:

Perchè un corvo assomiglia ad una scrivania?



Ci sono cose per cui è la prospettiva rovesciata che rende giustizia.
Ci sono altre che si spiegano da sole.
Altre ancora restano
sospese.
Lì.

Tra il desiderio
e la sua realizzazione.

Coraggio.
Quello che vogliamo, è
semplicemente sommerso
nelle nostre speranze.

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